Egregio presidente Brugnoli,
Roberto Napoletano, direttore de "Il Sole 24 ORE", sul Domenicale del 12 febbraio 2012, nella rubrica Memorandum (La lezione di Gallarate e lo spirito che serve all'Italia), racconta della sua partecipazione alla giunta dell'Unione industriali di Varese di mercoledì 8 febbraio 2012.
Di quell'incontro Napoletano restituisce al lettore un interessante resoconto. A destare interesse non sono però le rappresentazioni oleografiche che confermano quanto già sapevamo: "una provincia tra le più dinamiche del Paese nelle capacità di esportare il made in Italy. Persone che vivono fabbricando prodotti che si possono toccare e si vendono nel mondo. Gente concreta, modi semplici e diretti".
L'abnegazione verso il lavoro è un dato costitutivo delle genti del territorio varesino, come pure di quegli italiani arrivati nel secondo dopoguerra e degli ultimi arrivati provenienti da paesi lontani, un "melting pot", mi verrebbe da dire, vincente. La popolazione della provincia di Varese è raddoppiata in poco più di mezzo secolo grazie alle ondate immigratorie che si sono succedute. La sponda varesina del Lago Maggiore vanta invidiabili bellezze paesaggistiche, ma ha nella ricerca del lavoro la causa prima della sua attrattività. A onor del vero, se mi si chiedesse quali sono le maggiori novità degli ultimi 5 lustri, non trascurerei di ricordare l'insediamento di due importanti realtà universitarie che interagiscono in modo rilevante con il sistema produttivo, oltre che fornire un significativo contributo nel campo della formazione delle giovani generazioni. Cosicché oltre al lavoro industriale, oggi anche ricerca e formazione rappresentano punti di forza.
La vera notizia è però un'altra. Si tratta del sentimento di patria che Il direttore Napoletano ha riscontrato fra i membri della Giunta dell'UNIVA. Infatti, egli scrive di essere rimasto colpito da "un richiamo costante e diffuso all'orgoglio di essere italiani". E poi sottolinea la nostalgia di uno degli esponenti della giunta UNIVA per la "visione politica di lungo termine che furono proprie del centrismo degasperiano e del primo centrosinistra".
Mi viene da chiedere se non sia "passata la nottata". Se non sia finita la sbornia iniziata vent'anni, quando la provincia di Varese sale alla ribalta delle cronache nazionali più per le smanie separatiste che non per il suo sentimento di italianità.
Ho recentemente avuto occasione di fare conoscenza con il presidente Giovanni Brugnoli, presso la sede UNIVA di Saronno, dove si teneva un incontro che aveva per oggetto il recupero delle aree industriali dismesse della città. Mi è apparso personalità aperta e proiettata verso scenari globali, ancorché fortemente radicato nel territorio.
Quanto ci svela Napoletano è quindi di grande interesse per l'evoluzione futura della nostra provincia. Se il sentire di uomini importanti diventa di dominio pubblico, in questo caso il sentimento di appartenenza nazionale e l'apprezzamento per il riformismo storico, vuol dire che è iniziata una fase nuova della nostra comunità locale e nazionale, non fosse altro per il peso che rappresenta UNIVA e i suoi associati nel panorama dell'associazionismo industriale italiano.
Il sottoscritto che da anni denuncia le inconcludenti e inutili derive localistiche può finalmente sentirsi meno solo.
Recentemente, a Milano, in Piazza Duomo, in occasione di una manifestazione di una forza politica che ama richiamare lo spirito di divisione, più che ricordare l'appartenenza ad una patria comune, il PSI - a cui mi onoro di appartenere - ha dispiegato una enorme bandiera tricolore lunga 30 metri per testimoniare il sentimento di unità nazionale in cui i socialisti si riconoscono. Gli organi d'informazione hanno oscurato la notizia, come fanno da anni verso tutto ciò che riguarda il più antico partito italiano che quest'anno festeggia il suo 120° anniversario. Ora, scopro di essere in buona compagnia.
Giuseppe Nigro
Segretario Provinciale PSI di Varese