Direttivo PSI Varese giovedì 23 febbraio

Care compagne/i,
il direttivo provinciale è convocato per giovedì 23 febbraio 2012, alle ore 21.00, presso la Cooperativa Arnatese, Via Checchi 21 - Gallarate.

All'odg i seguenti argomenti:
  1. Resoconto direzione regionale 14 gennaio 2012;
  2. Bilancio  tesseramento 2011 e prospettive 2012;
  3. Attribuzione incarichi e formalizzazione segreteria provinciale;
  4. Elezioni amministrative 2012
  5. Campagna nazionale "La Lega ha fatto flop";
  6. Quadro politico generale e situazione regionale; 

Come sempre il direttivo provinciale è aperto a tutti gli iscritti che sono invitati a partecipare. 

Fraterni saluti
Beppe Nigro

Lettera aperta al Presidente dell'UNIVA Giovanni Brugnoli


Egregio presidente Brugnoli,
Roberto Napoletano, direttore de "Il Sole 24 ORE", sul Domenicale del 12 febbraio 2012, nella rubrica Memorandum (La lezione di Gallarate e lo spirito che serve all'Italia), racconta della sua partecipazione alla giunta dell'Unione industriali di Varese di mercoledì 8 febbraio 2012.
Di quell'incontro Napoletano restituisce al lettore un interessante resoconto. A destare interesse non sono però le rappresentazioni oleografiche che confermano quanto già sapevamo: "una provincia tra le più dinamiche del Paese nelle capacità di esportare il made in Italy. Persone che vivono fabbricando prodotti che si possono toccare e si vendono nel mondo. Gente concreta, modi semplici e diretti".
L'abnegazione verso il lavoro è un dato costitutivo delle genti del territorio varesino, come pure di quegli italiani arrivati nel  secondo dopoguerra e degli ultimi arrivati provenienti da paesi lontani, un "melting pot", mi verrebbe da dire, vincente. La popolazione della provincia di Varese è raddoppiata in poco più di mezzo secolo grazie alle ondate immigratorie che si sono succedute. La sponda varesina del Lago Maggiore vanta invidiabili bellezze paesaggistiche, ma ha nella ricerca del lavoro la causa prima della sua attrattività. A onor del vero, se mi si chiedesse quali sono le maggiori novità degli ultimi 5 lustri, non trascurerei di ricordare l'insediamento di due importanti realtà universitarie che interagiscono in modo rilevante con il sistema produttivo, oltre che fornire un significativo contributo nel campo della formazione delle giovani generazioni. Cosicché oltre al lavoro industriale, oggi anche ricerca e formazione rappresentano punti di forza.  
La vera notizia è però un'altra. Si tratta del sentimento di patria che Il direttore Napoletano ha riscontrato fra i membri della Giunta dell'UNIVA. Infatti, egli scrive di essere rimasto colpito da "un richiamo costante e diffuso all'orgoglio di essere italiani".  E poi sottolinea la nostalgia di uno degli esponenti della giunta UNIVA per la "visione politica di lungo termine che furono proprie del centrismo degasperiano e del primo centrosinistra".
Mi viene da chiedere se non sia "passata la nottata". Se non sia finita la sbornia iniziata vent'anni, quando la provincia di Varese  sale alla ribalta delle cronache nazionali più per le smanie separatiste che non per il suo sentimento di italianità.
Ho recentemente avuto occasione di fare conoscenza con il presidente Giovanni Brugnoli, presso la sede UNIVA di Saronno, dove si teneva un incontro che aveva per oggetto il recupero delle aree industriali dismesse della città. Mi è apparso personalità aperta e proiettata verso scenari globali, ancorché fortemente radicato nel territorio.
Quanto ci svela Napoletano è quindi di grande interesse per l'evoluzione futura della nostra provincia. Se il sentire di uomini importanti diventa di dominio pubblico, in questo caso il sentimento di appartenenza nazionale e l'apprezzamento per il riformismo storico, vuol dire che è iniziata una fase nuova della nostra comunità locale e nazionale, non fosse altro per il peso che rappresenta UNIVA e i suoi associati nel panorama dell'associazionismo industriale italiano.  
Il sottoscritto che da anni denuncia le inconcludenti e inutili derive localistiche può finalmente sentirsi meno solo.
Recentemente, a Milano, in Piazza Duomo, in occasione di una manifestazione di una forza politica che ama richiamare lo spirito di divisione, più che ricordare l'appartenenza ad una patria comune, il PSI - a cui mi onoro di appartenere - ha dispiegato una enorme bandiera tricolore lunga 30 metri per testimoniare il sentimento di unità nazionale in cui i socialisti si riconoscono. Gli organi d'informazione hanno oscurato la notizia, come fanno da anni verso tutto ciò che riguarda il più antico partito italiano che quest'anno festeggia il suo 120° anniversario.  Ora, scopro di essere in buona compagnia.

Giuseppe Nigro
Segretario Provinciale PSI di Varese  

E Formigoni vuole regalare alla Lega la scuola statale

Giuseppe Nigro 
La Lega chiede le dimissioni di Formigoni. Il Celeste risponde con uno strappo nei confronti dell’Unità del Paese.
Nel progetto di legge regionale della Giunta regionale della Lombardia presentato il 27 gennaio 2012, “Per la crescita lo sviluppo e l’occupazione”, si propone una modifica della L. R. 19/2007 riguardante il sistema d’istruzione e formazione regionale della Lombardia. La correzione è impegnativa, dopo il comma 2 dell’attuale art. 3, s’introducono i seguenti commi: “2 bis. A partire dall’anno scolastico 2012/2013, le istituzioni scolastiche possono organizzare concorsi differenziati a seconda del ciclo di studi, al fine di reclutare personale necessario a svolgere le attività didattiche annuali”. Ancora: “2 ter. È ammesso a partecipare alla selezione il personale docente del comparto scuola che conosca e condivida il progetto e il patto professionale, che costituiscono parte integrante del bando di concorso di ciascun istituto scolastico; “2 quater. Le modalità di espletamento del bando di concorso sono definite, nel rispetto dei principi di imparzialità, trasparenza e pubblicità, con deliberazione della Giunta regionale”.
La proposta di legge si commenta da sola: in un colpo solo, Formigoni elimina il concorso statale per il reclutamento dei docenti (che per altro già è previsto su basi regionali) chiudendo con 150 anni di scuola unitaria. Mette in capo ai dirigenti scolastici un compito su cui non hanno alcuna competenza per fidelizzare al vertice regionale la componente burocratica della scuola. Nel commento di presentazione della proposta, si legge non a caso di “una maggiore libertà da parte degli istituti nella individuazione dei docenti”.
Nella partita sull’autonomia, in questo caso, non si affermerebbe la valorizzazione della professionalità docente, tanto meno il loro ruolo, condizione senza cui non ci sarà mai una vera riforma del sistema scolastico. Vincente risulterà il dirigismo della Giunta regionale.
È forte il dubbio, inoltre, che il “progetto e il patto professionale” di cui si dice, in questa proposta di legge, sia quello clericale di Comunione e Liberazione e secessionista del leghismo calante. Questo colpo di coda di un presidente regionale, stretto fra scandali di tutti i tipi, mette a rischio i capisaldi di laicità, democrazia pluralismo culturale e la libertà d’insegnamento, su cui fin qui si è fondata la scuola statale della Repubblica italiana.
La proposta di legge è chiaramente incostituzionale: il Titolo V della Costituzione, all’art. 117, non demanda e non tratta di materie relative alla forme di reclutamento del personale statale. La scuola dell’autonomia sempre più conculcata dal centrodestra, e da conservatorismi massimalisti, rispetto al disegno originario, potrà avere un senso soltanto se nel sistema complessivo dell’education, ai diversi livelli, si immettono nuovo risorse economiche e si implementano le professionalità di chi ci lavora.

Lega. Il politico idiota o l’idiota in politica?

La Lega ha fatto ‘rapire’ un libro dalla biblioteca di Sesto Calende
Giuseppe Nigro

Sesto Calende è una ridente località dalla Provincia di Varese dove termina il lago Maggiore e il Ticino riprende il suo corso, nota perché nel 1859 vi sbarcò, proveniente da Arona, Garibaldi con i Cacciatori delle Alpi per iniziare la liberazione del Nord dall’oppressione austriaca. In questi giorni, Sesto C. è ha avuto gli onori delle cronache locali, perché il sindaco leghista ha fatto sparire dalla locale Biblioteca Civica il libro di Lynda Dematteo, “L’idiota in politica. Antropologia della Lega Nord”
I fatti: la bibliotecaria acquista il libro dell’antropologa francese, pensando di compiere una scelta utile per comprendere un fenomeno politico largamente diffuso, qualcuno segnala al sindaco il gesto della dipendente pubblica. Il primo cittadino ingiunge all’Assessore alla cultura della località lacustre di chiedere in prestito il volume e di non più restituirlo. Nel frattempo la bibliotecaria è ammonita perché di sinistra e per aver interpretato il ruolo professionale con un eccesso di autonomia. Il sindaco, non contento, dichiara che - se saranno superati i termini prefissati per il prestito dei libri in lettura - l’Assessore pagherà la multa prevista. Infine il “pericoloso” volume dovrà essere acquistato e fatto sparire dagli scaffali del servizio di pubblica lettura.
Perché tanta ostilità nei confronti del libro in questione? Il libro squarcia i veli della falsità politica della Lega e del suo leader Bossi che - assumendo di volta in volta i ruoli tipici delle maschere della Commedia dell’Arte italiana - evoca nell’immaginario collettivo quel senso di sfiducia tipico delle masse popolari italiane verso le istituzioni. Oggi, che Bossi è diventato la maschera di se stesso e la stessa Lega è diventata un articolato sistema di potere, incapace di risolvere i problemi della crisi economica e sociale, è meglio far sparire voci critiche. Non basta più evocare lo spirito “popolano”, l’arroganza della semplicità (bossiana) non basta a mascherare l’arroganza del ceto politico leghista alla deriva. Il populismo antipolitico della Lega si salda, in definitiva, con le peggiori tradizioni della destra liberticida.