La Lega ha fatto ‘rapire’ un libro dalla biblioteca di Sesto Calende
Giuseppe Nigro
Sesto Calende è una ridente località dalla Provincia di Varese dove termina il lago Maggiore e il Ticino riprende il suo corso, nota perché nel 1859 vi sbarcò, proveniente da Arona, Garibaldi con i Cacciatori delle Alpi per iniziare la liberazione del Nord dall’oppressione austriaca. In questi giorni, Sesto C. è ha avuto gli onori delle cronache locali, perché il sindaco leghista ha fatto sparire dalla locale Biblioteca Civica il libro di Lynda Dematteo, “L’idiota in politica. Antropologia della Lega Nord”
I fatti: la bibliotecaria acquista il libro dell’antropologa francese, pensando di compiere una scelta utile per comprendere un fenomeno politico largamente diffuso, qualcuno segnala al sindaco il gesto della dipendente pubblica. Il primo cittadino ingiunge all’Assessore alla cultura della località lacustre di chiedere in prestito il volume e di non più restituirlo. Nel frattempo la bibliotecaria è ammonita perché di sinistra e per aver interpretato il ruolo professionale con un eccesso di autonomia. Il sindaco, non contento, dichiara che - se saranno superati i termini prefissati per il prestito dei libri in lettura - l’Assessore pagherà la multa prevista. Infine il “pericoloso” volume dovrà essere acquistato e fatto sparire dagli scaffali del servizio di pubblica lettura.
Perché tanta ostilità nei confronti del libro in questione? Il libro squarcia i veli della falsità politica della Lega e del suo leader Bossi che - assumendo di volta in volta i ruoli tipici delle maschere della Commedia dell’Arte italiana - evoca nell’immaginario collettivo quel senso di sfiducia tipico delle masse popolari italiane verso le istituzioni. Oggi, che Bossi è diventato la maschera di se stesso e la stessa Lega è diventata un articolato sistema di potere, incapace di risolvere i problemi della crisi economica e sociale, è meglio far sparire voci critiche. Non basta più evocare lo spirito “popolano”, l’arroganza della semplicità (bossiana) non basta a mascherare l’arroganza del ceto politico leghista alla deriva. Il populismo antipolitico della Lega si salda, in definitiva, con le peggiori tradizioni della destra liberticida.
I fatti: la bibliotecaria acquista il libro dell’antropologa francese, pensando di compiere una scelta utile per comprendere un fenomeno politico largamente diffuso, qualcuno segnala al sindaco il gesto della dipendente pubblica. Il primo cittadino ingiunge all’Assessore alla cultura della località lacustre di chiedere in prestito il volume e di non più restituirlo. Nel frattempo la bibliotecaria è ammonita perché di sinistra e per aver interpretato il ruolo professionale con un eccesso di autonomia. Il sindaco, non contento, dichiara che - se saranno superati i termini prefissati per il prestito dei libri in lettura - l’Assessore pagherà la multa prevista. Infine il “pericoloso” volume dovrà essere acquistato e fatto sparire dagli scaffali del servizio di pubblica lettura.
Perché tanta ostilità nei confronti del libro in questione? Il libro squarcia i veli della falsità politica della Lega e del suo leader Bossi che - assumendo di volta in volta i ruoli tipici delle maschere della Commedia dell’Arte italiana - evoca nell’immaginario collettivo quel senso di sfiducia tipico delle masse popolari italiane verso le istituzioni. Oggi, che Bossi è diventato la maschera di se stesso e la stessa Lega è diventata un articolato sistema di potere, incapace di risolvere i problemi della crisi economica e sociale, è meglio far sparire voci critiche. Non basta più evocare lo spirito “popolano”, l’arroganza della semplicità (bossiana) non basta a mascherare l’arroganza del ceto politico leghista alla deriva. Il populismo antipolitico della Lega si salda, in definitiva, con le peggiori tradizioni della destra liberticida.
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