Giuseppe Nigro
La Lega chiede le dimissioni di Formigoni. Il Celeste risponde con uno strappo nei confronti dell’Unità del Paese.
Nel progetto di legge regionale della Giunta regionale della Lombardia presentato il 27 gennaio 2012, “Per la crescita lo sviluppo e l’occupazione”, si propone una modifica della L. R. 19/2007 riguardante il sistema d’istruzione e formazione regionale della Lombardia. La correzione è impegnativa, dopo il comma 2 dell’attuale art. 3, s’introducono i seguenti commi: “2 bis. A partire dall’anno scolastico 2012/2013, le istituzioni scolastiche possono organizzare concorsi differenziati a seconda del ciclo di studi, al fine di reclutare personale necessario a svolgere le attività didattiche annuali”. Ancora: “2 ter. È ammesso a partecipare alla selezione il personale docente del comparto scuola che conosca e condivida il progetto e il patto professionale, che costituiscono parte integrante del bando di concorso di ciascun istituto scolastico; “2 quater. Le modalità di espletamento del bando di concorso sono definite, nel rispetto dei principi di imparzialità, trasparenza e pubblicità, con deliberazione della Giunta regionale”.
La proposta di legge si commenta da sola: in un colpo solo, Formigoni elimina il concorso statale per il reclutamento dei docenti (che per altro già è previsto su basi regionali) chiudendo con 150 anni di scuola unitaria. Mette in capo ai dirigenti scolastici un compito su cui non hanno alcuna competenza per fidelizzare al vertice regionale la componente burocratica della scuola. Nel commento di presentazione della proposta, si legge non a caso di “una maggiore libertà da parte degli istituti nella individuazione dei docenti”.
Nella partita sull’autonomia, in questo caso, non si affermerebbe la valorizzazione della professionalità docente, tanto meno il loro ruolo, condizione senza cui non ci sarà mai una vera riforma del sistema scolastico. Vincente risulterà il dirigismo della Giunta regionale.
È forte il dubbio, inoltre, che il “progetto e il patto professionale” di cui si dice, in questa proposta di legge, sia quello clericale di Comunione e Liberazione e secessionista del leghismo calante. Questo colpo di coda di un presidente regionale, stretto fra scandali di tutti i tipi, mette a rischio i capisaldi di laicità, democrazia pluralismo culturale e la libertà d’insegnamento, su cui fin qui si è fondata la scuola statale della Repubblica italiana.
La proposta di legge è chiaramente incostituzionale: il Titolo V della Costituzione, all’art. 117, non demanda e non tratta di materie relative alla forme di reclutamento del personale statale. La scuola dell’autonomia sempre più conculcata dal centrodestra, e da conservatorismi massimalisti, rispetto al disegno originario, potrà avere un senso soltanto se nel sistema complessivo dell’education, ai diversi livelli, si immettono nuovo risorse economiche e si implementano le professionalità di chi ci lavora.
Nel progetto di legge regionale della Giunta regionale della Lombardia presentato il 27 gennaio 2012, “Per la crescita lo sviluppo e l’occupazione”, si propone una modifica della L. R. 19/2007 riguardante il sistema d’istruzione e formazione regionale della Lombardia. La correzione è impegnativa, dopo il comma 2 dell’attuale art. 3, s’introducono i seguenti commi: “2 bis. A partire dall’anno scolastico 2012/2013, le istituzioni scolastiche possono organizzare concorsi differenziati a seconda del ciclo di studi, al fine di reclutare personale necessario a svolgere le attività didattiche annuali”. Ancora: “2 ter. È ammesso a partecipare alla selezione il personale docente del comparto scuola che conosca e condivida il progetto e il patto professionale, che costituiscono parte integrante del bando di concorso di ciascun istituto scolastico; “2 quater. Le modalità di espletamento del bando di concorso sono definite, nel rispetto dei principi di imparzialità, trasparenza e pubblicità, con deliberazione della Giunta regionale”.
La proposta di legge si commenta da sola: in un colpo solo, Formigoni elimina il concorso statale per il reclutamento dei docenti (che per altro già è previsto su basi regionali) chiudendo con 150 anni di scuola unitaria. Mette in capo ai dirigenti scolastici un compito su cui non hanno alcuna competenza per fidelizzare al vertice regionale la componente burocratica della scuola. Nel commento di presentazione della proposta, si legge non a caso di “una maggiore libertà da parte degli istituti nella individuazione dei docenti”.
Nella partita sull’autonomia, in questo caso, non si affermerebbe la valorizzazione della professionalità docente, tanto meno il loro ruolo, condizione senza cui non ci sarà mai una vera riforma del sistema scolastico. Vincente risulterà il dirigismo della Giunta regionale.
È forte il dubbio, inoltre, che il “progetto e il patto professionale” di cui si dice, in questa proposta di legge, sia quello clericale di Comunione e Liberazione e secessionista del leghismo calante. Questo colpo di coda di un presidente regionale, stretto fra scandali di tutti i tipi, mette a rischio i capisaldi di laicità, democrazia pluralismo culturale e la libertà d’insegnamento, su cui fin qui si è fondata la scuola statale della Repubblica italiana.
La proposta di legge è chiaramente incostituzionale: il Titolo V della Costituzione, all’art. 117, non demanda e non tratta di materie relative alla forme di reclutamento del personale statale. La scuola dell’autonomia sempre più conculcata dal centrodestra, e da conservatorismi massimalisti, rispetto al disegno originario, potrà avere un senso soltanto se nel sistema complessivo dell’education, ai diversi livelli, si immettono nuovo risorse economiche e si implementano le professionalità di chi ci lavora.
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