Virtù civiche corruzione crisi economica nella Lombardia di Formigoni

Nel febbraio del 1993 fu pubblicata in Italia una ricerca del politologo americano Robert Putnam (Making democracy work. Civic tradition in modern Italy; Far funzionare la democrazia. Tradizione civica in Italia) sull'efficienza del modello regionale. Prima di pubblicare la loro ricerca e giungere alla conclusione che le regioni del Mezzogiorno si collocavano all'ultimo posto nel rendimento istituzionale per via di "familismo amorale" e "legame di clan", Putnam, insieme a Robert Leonardi e Raffaella Nanetti, aveva studiato le nuove istituzioni per vent'anni. Le regioni erano state inaugurate, infatti,nel 1970.
La Lombardia, nell'indagine di Putnam, non ne usciva benissimo: si collocava dopo Umbria. Emilia Romagna, Piemonte, Toscana e Friuli, ma pur sempre fra le regioni di testa. Le altre regioni a seguire, fanalino di coda Calabria e Campania. La domanda che si poneva Putnam riguardava il funzionamento dei modelli democratici. Perché alcuni governi democratici funzionano e altri no? La risposta fu individuata nel grado di senso civico delle comunità regionali. Sembrava che le virtù civiche dovessero rendere la società lombarda immune da corruzione e degrado politico. Così non è stato! Del resto, la capitale morale era già entrata in crisi con Tangentopoli, ma neppure si può dire si sia riscattata nei vent'anni successivi come dimostrano le recenti inchieste riguardanti Filippo Penati (vicepresidente del Consiglio regionale lombardo), esponente di primo piano del Partito Democratico e Davide Boni (presidente del Consiglio regionale lombardo) della Lega Nord. Per non parlare degli esponenti del PdL.
Sfiducia reciproca, isolamento, sfruttamento, dipendenza dai potenti, solitudine, disordine, criminalità, caratteristiche che un tempo si attribuivano soltanto al Sud sono ora diffuse e presenti non meno nella società lombarda. L'elevata dose d'ipocrisia che deriva dalla presenza del mondo della finanza che rende tutto criptico e poco decifrabile contribuisce ad alimentare ulteriori zone grigie.
Nel 1979, Leonardo Sciascia pubblica un libro dal titolo, "La Sicilia come metafora". La Sicilia diventava per Sciascia l'immagine esemplare delle tendenze più perverse che si sarebbero affermate nell'intera realtà italiana. Quando all'epoca lessi il libro di Sciascia, ne fui infastidito, pensai che fossero esagerazioni destituite di fondamento. Oggi, la Lombardia è a un bivio: il quindicennio di Roberto Formigoni è lì a dimostrare che la democrazia funziona se c'è ricambio, altrimenti degrada. La regione è come se avesse subito un'occupazione straniera: "leghisti", "ciellini", "forzaitalioti" e alcune frange del centrosinistra hanno provveduto ad inquinare non poco le "virtù civiche" di cui parlava Putnam. Sembra di essere al tempo degli spagnoli, quando i valori civici venivano mortificati da una classe dirigente soggetta allo straniero e l'avvocato Azzeccagarbugli si schierava con i potenti contro il povero Renzo Tramaglino.
Dal 1997 al 2008 (dati Eurostat) il Pil della Lombardia è in costante decrescita. Regione Lombardia non è neppure virtuosa economicamente come vorrebbe il presidente Formigoni. La corruzione penetrata nei meccanismi economico-produttivi è motivo di rallentamento delle crescita e il danno incomincia ad essere palese. Ripristinare la morale pubblica è urgente, non solo per una questione di civiltà e democrazia, ma per battere il declino cui stiamo assistendo nella regione un tempo più ricca d'Europa. 



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